typeface 02 | optophonetic

Agli inizi degli anni sessanta tenta, attraverso una serie di schizzi, pellicole e collage di stampe a contatto, la progettazione di un carattere derivato “dall’immagine delle parole”. La font doveva “dare leggibilità automatizzando macchine che enfatizzassero la tonalità delle vocali per aumentare la leggibilità.” Con questo argomento, memore degli insegnamenti del Bauhaus, prese in prestito lo slogan del Futura (Paul Renner, fi ne anni venti). L’idea, simile all’optofonetica di Schwitters, era di cercare una corrispondenza tra come le lettere appaiono al lettore e la loro effettiva forza acustica, inspessendo solo le vocali. Questo aveva come fine il velocizzare la lettura al passo coi tempi di grande sviluppo industriale, per far si che l’uomo potesse trarne dei vantaggi di produzione. Colpiscono le vocali e i loro spazi interni standardizzati di forma circolare, tema, quest’ultimo, ricorrente nei disegni di Max Bill, già dal 1933, in “Langen Plastik” e nei lettering di Neubühl e Wohnbedarf. I tratti terminali “non finiti” ricordano uno dei diagrammi di Joost Schmidt per un grottesco del 1925, tema trattato nelle sue (due) ore settimanali inserite nel corso propedeutico del Bauhaus, del quale è esplicativo ricordare la frase “4 cerchi in un quadrato; 3 linee verticali, 3 orizzontali; 2 diagonali grandi e 4 piccole: da questi elementi si possono ricavare tutte le lettere.” Altre forme “speciali” come “d”, “g” o “s” sono presenti nei disegni di Max Bill. Usò già nel 1934 la “s” priva del tratto terminale superiore in uno dei loghi non realizzati per il teatro Corso Varieté, inserita in una sequenza rigida di segni lineari. Questa ricerca parte dalla considerazione, già segnalata da Porstmann sulla doppia forma della “s” nell’alfabeto tedesco. In generale si nota come siano presenti alcuni elementi ricorrenti come la forma circolare interna delle minuscole e le forme nere per le vocali nelle forme tonde, così nei corsivi. Contrariamente alle ricerche fonetiche nel paragone con il carattere greco in quest’ultimo la forza è concentrata sulla forma della lettera, quindi sul gioco di ascendenti e discendenti delle consonanti e sul ritmo dei glifi tra di essi.

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